ANCORA SULLA MINIERA DELLA VAL CANZOI

La vallata Feltrina, nasconde luoghi a dir poco singolari, alcuni noti e altri meno noti, di questi ultimi ormai si sono perse “le tracce”, nel senso che quasi più nessuno vi si reca o ne parla. Antiche case abbandonate, posti montani, grotte e… vecchie miniere ben camuffate dalla vegetazione, ubicate nei pendii di qualche valle. Si, avete capito bene, ho detto proprio vecchie miniere, infatti nel versante orientale della val Canzoi, nei boschi appena sopra la chiesetta di San Eurosia, se ne può trovare una. Strano ma vero, lasciando la macchina nel piccolo prato davanti alla chiesetta e inerpicandosi su per gli erti versanti del bosco si può raggiungere una piccola galleria a fondo cieco. Arrivarci è molto difficile e lo scrivente la ha scoperta casualmente, (essendone venuto a conoscenza solamente grazie a qualche indicazione bibliografica) bisogna infatti, dopo aver parcheggiato, proseguire a piedi verso nord addentrandosi nel bosco, fino a quando non si incrocia una piccola stradina che porta verso la ripida zona boschiva interna. A quel punto, seguendo la stradina, si dovrebbe arrivare in prossimità di un pendio ricoperto da molti sassi misti a piccoli arbusti e muschio (è il letto di un ruscelletto che scende flebilmente dall’alto) e da li, si cerca di risalire arrampicandosi in qualche modo sui margini di un ripido inghiottitoio naturale, fino ad arrivare ad uno spiazzo sotto una parete rocciosa.

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ingesso della miniera

Fino a quel momento, il percorso da fare è arduo, ma diventa ancora più arduo quando dallo spiazzo si deve “scavalcare” una piccola paretina, sopra la quale c’è un ancora più ripido pendio boschivo che ci separa dalla nostra miniera, che per la cronaca, ha il pavimento sommerso da un’abbondante quantità d’acqua, quindi totalmente inagibile. Ora, penso che sicuramente in passato ci siano state altre strade che portassero al luogo (anche per consentire un più agevole trasporto del materiale scavato), ma ad oggi, queste sono state fatte scomparire dalla vegetazione. Arriviamo però al dunque, era una miniera di cosa? Da quella galleria si estraevano scisti bituminosi, ovvero rocce nere ricche di una sostanza molto simile al bitume e usate sia come combustibile che, probabilmente, come materia prima per la produzione dell’ittiolo, una pomata nota in farmacia come sostanza antiinfiammatoria, anti irritante e batteriostatica ( cliccando qui troverete altre informazioni). L’ittiolo lo si può trovare in tubetti ancora oggi, sebbene il suo uso sia sensibilmente diminuito con il passare degli anni ed ha un odore caratteristico di gomma bruciata. Questi scisti bituminosi si presentano come delle scaglie di roccia nera abbastanza tenera, infatti, applicando una certa pressione con le mani si spezzano in due e una volta spezzati emanano talvolta un odore fetido; lo strato che li contiene è intraposto fra altri strati di roccia bianca, il biancone (o maiolica), rendendoli dunque facili da vedere. Ma perché sono così diversi rispetto alla maiolica? Perché possono essere bruciati? La risposta è abbastanza semplice: perché contengono un’alta percentuale di carbonio e questo è il principale motivo del loro colore nero. Tutto questo carbonio da dove arriva? Dovete sapere che in tempi immemori, quando la nostra regione era sommersa dal mare, si raccolsero sul fondo marino una grande moltitudine di carcasse di animali marini morti, ed è proprio grazie a questa anomala concentrazione di cadaveri, che i fanghi, (che si sarebbero poi tramutati con il passare del tempo in scisti bituminosi) si arricchirono di sostanza organica, trasformata poi in carbonio. Ecco perché si prestano ad essere bruciati e trasformati in ittiolo, erano usati insomma, come fossero un combustibile naturale che oltre a svolgere la funzione riscaldante potevano anche essere benefici per la salute. Come abbiamo visto il nostro territorio non finisce mai di stupire, sia con le cose create dall’uomo, sia dalla natura che in tempi neanche troppo remoti, era sapientemente capita e sfruttata dagli abitanti delle nostre valli. Sarebbe interessante trovare fonti che indichino l’inizio e la fine delle attività estrattive in quella piccola miniera.

 

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Vittore PerenzinVITTORE PERENZIN: Studente di geologia, appassionato di fossili e minerali.

Pubblicato da Vittore Perenzin

Geologo e appassionato di fossili e minerali.