IL ROSSO AMMONITICO

Ciao a tutti!! Oggi voglio soffermarmi su una formazione di cui avevamo parlato solo di sfuggita nell’elenco delle rocce mesozoiche ( vedi qui ), più in particolare parlerò del Rosso Ammonitico. Questa formazione la si può osservare sulle nostre Vette e solitamente  si riconosce abbastanza facilmente, viste le sue inconfondibili caratteristiche. Innanzitutto, come dice il nome stesso, gli strati di questa roccia sono rossicci ( a volte roseo-grigiastri) e poi hanno sulla loro superficie una gran moltitudine di tipiche protuberanze biancastre dette noduli,  inoltre, sono cosparsi di fossili di ammoniti. Se si va in Busa delle Vette, dietro al rif. Dal Piaz, alzando lo sguardo verso le pareti che circondano la busa, si vedono gli strati di Rosso Ammonitico  intercalati alle altre rocce bianche, ancora, giù verso la conca vi sono come dei grandi massi cilindrici, detti sarcofagi,  rotolati dalle pareti. Questa è una roccia molto compatta e resistente all’erosione, oltre che in Busa delle Vette, lo troviamo in Busa di Cavaren, attorno alle propaggini settentrionali del monte Pavione, Col de Luna, Piadoch e Cima Dodici. Nella nostra zona si possono distinguere il Rosso Ammonitico Inferiore dal Rosso Ammonitico Superiore, entrambi formatisi in condizioni simili ma in età diverse, la prima formazione la si può far risalire al Giurassico Medio (180-160 M.a.), mentre la seconda quasi alla fine del Giurassico ( 140 M.a.).

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Piattaforme che sprofondano…

Come abbiamo detto prima, le due formazioni si sono formate in un ambiente simile,prima di addentrarci in questo ambiente però, dobbiamo fare un ripasso di paleogeografia. Nel Giurassico tutta la nostra zona era “spezzata” in due parti rialzate rispetto ad una parte ribassata, avevamo la Piattaforma Trentina ad ovest, la Piattaforma Friulana ad est e in mezzo il Bacino Bellunese ( vedi qui ). Ovviamente, in ognuna di queste zone c’erano degli ambienti di sedimentazione caratteristici, per esempio, nella Piattaforma Trentina ( che in certi punti emergeva dalle acque) si depositarono i fanghi che una volta litificati, avrebbero poi dato origine ai Calcari Grigi,Piattaforma di Trento li le acque erano basse e c’erano zone dove potevano depositarsi elementi di carbonato inorganico come gli ooliti, oppure quelli fatti da carbonato di derivazione organica come ad esempio piccole conchiglie. Per dare un’idea la Piattaforma Trentina la si sarebbe potuta assimilare agli odierni Baahama Banks, viste le numerose analogie dei calcari grigi con quei sedimenti attuali. Il bacino, ovviamente, era invece una zona più profonda, dove la luce del sole non penetrava e quindi non potevano avvenire determinati processi, dunque i sedimenti erano diversi rispetto a quelli della vicina piattaforma, quei sedimenti diedero origine poi a rocce calcareo-selcifere come la Formazione di Igne e la Formazione di Soverzene. Torniamo ora al nostro Rosso Ammonitico. Dobbiamo pensare (anche se risulta difficile) che strutture come piattaforme e bacini, come del resto tutte le strutture geologiche del passato e attuali, non sono immobili, ma nel corso dei milioni di anni anch’esse si muovono, si possono innalzare o sprofondare rispetto al livello del mare. Ed anche la Piattaforma di Trento ha subito questo destino, più precisamente iniziò a sprofondare lentamente, grazie ad un processo che prende il nome di subsidenza, trasformandosi da piattaforma ad altofondo sottomarino. Per farla breve, la subsidenza può essere generata sia da cause tettoniche, sia perchè il peso di tutti i sedimenti accumulati sopra a una qualsiasi struttura, ha superato un certo limite e quindi appunto questa inizia a sprofondare lentamente. Dunque nel Giurassico medio, in seguito al continuo annegamento della Piattaforma trentina, l’apporto di sedimenti carbonatici cessa e l’altofondo viene continuamente spazzato da forti correnti sottomarine. Ed è in queste condizioni che si depositano il R.A.I. e il R.A.S. ( subito sopra i Calcari grigi), che sarebbero tipiche rocce  formatasi in mare aperto ( zona pelagica), bisogna dire, che il fenomeno delle piattaforme carbonatiche diventate poi altofondi sormontati da rossi ammonitici, sono visibili anche in altre parti del Mondo. Per citare un esempio, poco a nord delle Baahama esiste il Blake Plateau, profondo in media 850 m, che fino al Cretaceo superiore era una grande piattaforma carbonatica come le Baahama stesse, in seguito sprofondò improvvisamente. Carotaggi eseguiti dalla Glomar Challenger, hanno incontrato calcari peritidali ( ambiente di piattaforma) ricoperti da calcari pelagici rossi. Ancora, il rosso ammonitico lo si può trovare anche nell’isola di Timor.

… e rocce nodulari

Ora che abbiamo chiarito, almeno in parte, il perchè della presenza del rosso ammonitico, soffermiamoci sul suo aspetto. Come avevamo detto in precedenza, una cosa che salta subito all’occhio è la presenza di molti noduli sulla sua superficie.IMG_1913 Questa roccia è composta da calcari e da calcari marnosi ( più ricchi di materiale terrigena), e spesso al suo interno si possono trovare anche hardgrounds, cioè patine ferromagnesifere e fosfatiche che indicano superfici di dissoluzione del carbonato di calcio e segnano la presenza di lacune stratigrafiche, ovvero di mancanza di sedimentazione. In fase di seppellimento, il peso del sedimento soprastante avrebbe portato, per eccesso di pressione, alla dissoluzione parziale del carbonato, il quale in seguito riprecipitava in spazi vuoti formando i noduli che cementavano precocemente, invece i residui insolubili argillosi (la parte rossastra) veniva spinta ai lati dei noduli stessi. I noduli calcarei resistevano maggiormente alla pressione litostatica rispetto alla frazione argillosa che perciò veniva costipata maggiormente formando sottili veli rossi attorno ai noduli stessi.IMG_1912 R.A.I. e R.A.S. sono praticamente quasi indistinguibili ad occhio nudo, l’inferiore affiora con uno spessore di 2 metri al Monsampiano, e con uno spessore di 34 metri al Coston delle Vette, mentre il superiore con uno spessore di 6-7 metri, fa da corona alle paretine della Busa del cavaren, alla Busa delle Vette e genera una cornice attorno alle propaggini settentrionali del M. Pavione, Col de Luna, Piadoch e Cima Dodici. In questo articolo non ho parlato del contenuto paleontologico del R.A.I e del R.A.S. non perchè non sia importante, ma perchè avremmo dovuto discuterne a parte, vista la copiosa quantità di generi e specie di ammoniti ( e non solo) presenti in questi calcari.

 

Bibliografia:

ALFONSO BOSELLINI, Introduzione allo studio delle Rocce Carbonatiche, Italo Bovolenta editore s.r.l. Ferrara, 1991.

DANILO GIORDANO, LANDO TOFFOLET,  I Circhi delle Vette, Intinerario geologico-geomorfologico attraverso la Busa delle Vette, Cierre grafica, Verona, 2002.

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Vittore PerenzinVITTORE PERENZIN: Geologo, appassionato di fossili e minerali.

Pubblicato da Vittore Perenzin

Geologo e appassionato di fossili e minerali.