LE BELEMNITI

Ciao a tutti!! Tempo fa avevamo parlato dei Brachiopodi ( vedi qui ), organismi dotati di guscio che si possono rinvenire in forma fossile anche sulle nostre montagne. Oggi invece ci soffermeremo su un’altro tipo di fossili che insieme ai brachiopodi, ammoniti, bivalvi e coralli, formano a volte una sorta di “texture” sulle pareti rocciose, arricchendole, come le miniature fanno con un antico manoscritto. Stiamo parlano dei resti delle Belemniti, ovvero molluschi cefalopodi imparentati con le più conosciute ammoniti. Ma come si presentano all’osservatore questi resti? Se andate ad esempio nella busa delle Vette Grandi o in busa del Monsampian, sulle Vette Feltrine, potete osservare che talvolta nelle pareti o nei grossi massi di rosso ammonitico ( quella roccia nodulare color rossiccio con noduli biancastri), ma non solo, emergono dalla roccia diversi bastoncini cilindrici con una delle estremità terminante in una sorta di cono, ai più, ricorderanno dei sigari oppure dei proiettili, a seconda che siano più o meno lunghi. Ora, vi starete chiedendo come mai qualcosa che ha una forma così semplice, possa essere stato un animale … beh, non era infatti un essere vivente, ma una parte integrante di un essere vivente! Ma vediamo in dettaglio cosa erano queste belemniti.

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Uno sguardo ravvicinato alle belemniti

Le belemniti erano dei molluschi cefalopodi vissuti dal Triassico al Cretaceo ( da 250 a 65 Ma fa), in quanto cefalopodi, erano imparentate con le ammoniti ma a differenza di queste ultime, avevano un guscio interno ( cioè non si vedeva ) inoltre questo non era avvolto a spirale ma dritto, come una specie di lancia. Per fare un paragone con degli animali attuali, si può dire che assomigilassero molto alle seppie. La loro conchiglia era formata da tre parti: il rostro, il fragmocono ed il proostraco.p128_1_00
Il rostro è quella parte apicale della conchiglia a forma di sigaro o proiettile che possiamo osservare nelle rocce, questa parte è anche quella che si conserva con maggior facilità. Può essere allargato, appiattito e terminare con estremità appuntita o arrotondata, nella parte opposta alla punta, presenta una piccola cavità conica nella quale penetra il fragmocono. Se osserviamo un rostro in sezione trasversale, possiamo vedere come abbia una struttuta raggiata, tanti cristalli di calcite a forma di ago che dal centro si diramano verso l’esterno, inoltre il rostro porta un solco, che partendo dal margine alveolare, intacca tutto il lato ventrale del medesimo e talora  un altro solco dorsale, spesso sono presenti anche delle incisioni latereli, pare che queste servissero all’inserzione di pinne disposte longitudinalmente, mentre è ignota la funzione dei solchi dorsale e ventrale.420px-Belemnoidea_fossil_characters Il fragmocono è un tubo conico con l’apice rivolto in basso che si inserisce nella cavità del rostro, osservandolo si può notare che è suddiviso in setti concavi, come la conchiglia delle ammoniti. All’estremità anteriore del fragmocono, vi è la continuazione del guscio chiamata proostraco, esso è costituito da una lamina che continua la parete dorsale del fragmocono, il prorosraco si conserva molto raramente. Un criterio di classificazione di questi organismi si basa sulla forma e posizione dei solchi, fra i generi più noti ricordiamo Aulacoceras ( Triassico-Liassico), Atractites ( Permiano-Malm), Duvalia ( Giurassico superiore- Cretaceo inferiore) genere questo, dal caratteristico rostro appiattito e Belemnitella ( Cretaceo superiore) caratterizzato da una profonda incisione ventrale,le dimensioni delle belemniti dovevano essere variabili, in quanto si trovano sia rostri di pochi centimetri che decimetrici.

Belemnite

 

Bibliografia:

G. DAL PIAZ, Lezioni di Paleontologia, terza edizione, Padova, CEDAM- Casa Editrice Dott. Antonio Milani, 1964

Referenze fotografiche: immagine sfondo (da Wikiwand), prima immagine ( dell’autore), seconda immagine ( da www.beppebio.it), terza immagine ( da Wikipedia).

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Vittore PerenzinVITTORE PERENZIN: Studente di geologia, appassionato di fossili e minerali.

Pubblicato da Vittore Perenzin

Geologo e appassionato di fossili e minerali.