UNA NUOVA SCOPERTA SULLE DOLOMITI

Ciao a tutti, oggi sposteremo la nostra attenzione dalle zone del feltrino al monte Pelsa, situato a sud ovest del monte Civetta. Perchè questo improvviso “cambio di rotta”? Beh, perchè il monte Pelsa, in particolare la zona nei dintorni di case Favretti, ha qualcosa di molto importante da raccontarci, più precisamente una storia di Paleontologia. Il primo giugno, all’istituto minerario U. Follador di Agordo, si è tenuta una conferenza proprio per rendere partecipe la cittadinanza delle scoperte fatte appunto al Pelsa, dal professor Tintori dell’Università degli studi di Milano e dai suoi collaboratori. C’è da dire che sempre lo stesso giorno, c’erano anche altri importanti relatori come il prof. Giannolla dell’Università di Ferrara che ha parlato della crisi climatica Triassica e il prof. Pellegrini dell’Università di Padova, che ha parlato di alcuni aspetti geomorfologici legati a fasi post glaciali nel bellunese. Ma veniamo al dunque, di che scoperta si tratta? Si tratta principalmente di pesci,  i quali, si trovano ad essere racchiusi all’interno di strati del Ladinico superiore ( Triassico medio, circa 228 milioni di anni fa). Anche se non particolarmente appariscenti, sono molto significativi dal punto di vista scientifico e come ha detto il prof. Tintori, quello del Pelsa potrebbe diventare uno dei siti più importanti al Mondo. Prima però, di parlare dettagliatamente dei fossili bisogna dire che tra il Permiano (era Paleozoica) e il Triassico (primo periodo del Mesozoico) si assiste ad una grande crisi biologica che ha portato all’estinzione dell’81% delle specie marine e dell’70% dei vertebrati terrestri, ma una crisi è sempre un periodo di passaggio alla fine del quale si possono riorganizzare le cose,  dopo questa grande estinzione la vita inizierà a ripopolare la Terra con forme sorprendenti. Tuttavia questa catastrofe non ha colpito i pesci in maniera severa, infatti nelle arenarie Permiane della val Gardena sono stati trovati su una lastra, trenta esemplari di Parasemiotiformi, gruppo che avrà una grande espansione nel Triassico inferiore, ancora, in rocce Permiane sono stati trovati resti di Saurichtys, specie che sarà altrettanto abbondante nel trias. Facciamo un grande salto e ci spostiamo ora in Cina, dove esistono grandi giacimenti fossiliferi di pesci e rettili triassici (tre milioni di anni dopo la grande estinzione iniziano a comparire i primi rettili marini), qui sono stati trovati alcuni generi scoperti anche nel giacimento del Pelsa, come il già citato Saurichtys, Sangiorgioichtys, Perleidus, Marcopoloichtys e Abroichtys orientalis. Fiore all’occhiello poi, il fossile di un pesce volante, da segnalare che si conoscevano solamente quattro specie di pesci volanti (tre italiane e una austriaca) tutte datate dal Carnico inferiore fino al Norico, quindi più giovani di questa, che è del Ladinico superiore.

IMG_2434
il fossile mal conservato di pesce volante

Questo in particolare, era un esemplare maschio e presenta delle squame solamente nella zona caudale, perchè doveva essere una parte anatomica “robusta” atta alla propulsione e al movimento. Inoltre, è stata rinvenuta una spina che serviva per reggere la pinna di uno squalo. Ma non solo pesci ossei e cartilaginei ci ha riservato il giacimento di case Farvretti! Ci sono almeno tre strati concentrati in un metro e mezzo di sequenza, che contengono associazioni di spugne, coralli, gasteropodi (massimo 5 mm), lamellibranchi ed echinodermi, per di più fossilizzati in silice (condizione più unica che rara nel Triassico, solo tre siti al mondo) il che ha permesso di estrarli dal calcare, immergendo i blocchi in acido acetico.

IMG_2437
piccoli gasteropodi

Nei giacimenti di pesci e rettili cinesi, queste associazioni non sono presenti. Dunque, la presenza di questa associazioni, ha fatto formulare l’ipotesi che l’originario ambiente di sedimentazione fosse costituito da una piccola laguna interna all’atollo del Pelsa, dove di tanto in tanto cadevano dei lamellibranchi e dei resti vegetali (scoperti anche quelli) dall’orlo della piattaforma stessa. Fino ad ora sono state scoperte dieci specie, si conta di scoprirne venti in tutto,  questo perchè la biodiversità nel Triassico era notevolmente più bassa di quella di adesso, per fare un esempio, se oggi una nicchia ecologica è occupata da trenta specie diverse, nel Triassico la stessa nicchia era occupata solamente da una specie. Il prof. Tintori, alla fine del suo intervento, ha detto come questo sito sia stato scoperto assolutamente per caso e soprattutto nelle vicinanze di una malga ( e non in chissà quale luogo impervio), come a sottolineare, che a volte le cose uniche, quelle che faranno cambiare la storia, le abbiamo proprio sotto i nostri piedi, basta osservare attentamente e cogliere ogni singola sfumatura.

IMG_2447
lamellibranchi

 

AUTHOR:

Vittore PerenzinVITTORE PERENZIN: Geologo, appassionato di fossili e minerali.

Pubblicato da Vittore Perenzin

Geologo e appassionato di fossili e minerali.