RISALIRE LE MARNE

Un po’ di settimane fa, colto dalla curiosità, avevo deciso di esplorare una zona sotto il colle di Sarea (parte nord) vicino a Soranzen  in  quanto, dalla stradina che da Arson porta a Salgarda, proprio in quel punto, avevo notato delle grandi pareti grigie che emergevano dalla boscaglia. Queste pareti si vedono anche dal pianoro di Arson e assomigliano a degli strapiombi che tagliano di netto il colle, creando di fatto un’interruzione alla continuità della riva boschiva. Mi sono detto: ” Ma guarda che pareti grandi, strano che non ci abbia mai fatto caso! Sembrano quasi dei fronti di cava”. Così a occhio, la roccia griga poteva essere assimilabile ( se non essere proprio lo stesso litotipo) a quella presente sulla strada per raggiungere Vignui, la quale è la più “giovane” (dopo il “sass mort”, vedi qui ) del Feltrino, oltre che del Bellunese, essendo del Langhiano ( Miocene, 15,97-13,82 Ma.); si tratta di una successione di marne ed arenarie fini grigie depositate in ambiente marino. Ma per poter fare delle considerazioni più precise, occorreva andare sul posto e osservare da vicino le famigerate pareti, così, dal piazzale della spaghetteria di Salgarda ( dove ho parcheggiato la macchina), mi sono diretto verso il sentiero che costeggia il torrente Caorame e che si dirige verso nord. Ad un certo punto, in concomitanza di una curva del Caorame diretta a nord-est, la stradina si fa sempre meno evidente, inerpicandosi su per i ripidi pendii boschivi del colle, è da li che mi sono affidato al mio senso dell’orientamento: “Se le pareti sono ad est, allora occorre risalire il pendio per un tratto e poi ridiscendere verso l’acqua in qualche modo” mi sono detto, e così ho fatto. Devo dire però, che per raggiungere il torrente ho dovuto faticare non poco, caladomi in qualche modo giù per il versante e , di tanto in tanto, mi sono affidato a degli arbusti, usati a mo’ di corda. Intanto, mentre scendevo potevo scorgere qua e la dei piccoli affioramenti della roccia girgia, la cosa che mi ha sorpreso è che intercalati alla marna c’erano in alcuni punti degli strati di alcuni centimetri di arenaria marrocina più resistente, caratteristica non presente nelle rocce di Vignui. Raggiunto finalmente il Caorame, non restava che andare incontro ad una della pareti che oramai si vedevano nitidamente, quindi, risalire ancora per un breve tratto il bosco passando in mezzo a fango e erba cavallina. Sotto il muro grigio, ho preso in mano un pezzo di roccia, si trattava effettivamente di una marna argillosa, a tratti molto friabile, subito dopo ho alzato la testa veso l’alto e ho pensato: ” se ho fatto trenta perchè non fare trentuno? potrei arrivare fino lassù in cima a ridosso degli strati” .
Valutando bene la consistenza del terreno sotto i miei piedi, con cautela, passo dopo passo sono salito fino in cima ad una cresta da dove, devo dire, si godeva di un discreto panorama ( si vedeva anche la stradina che scendeva da Arson). Poi, con tanta calma e pazienza sono ridisceso verso il basso, ho ripercorso il versante boschivo, infine, sono andato verso la macchina. Però, mi resta ancora il dubbio se quelle marne siano Langhiane o meno. Sebbene sia stata una bella esperienza, mi sento di sconsigliarla vista la sua componente “vertiginosa” che, ad essere sincero un po’ mi ha impressionato.

 

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Vittore Perenzin

Pubblicato da Vittore Perenzin

Geologo e appassionato di fossili e minerali.