In questo articolo affrontiamo un materiale straordinario e incredibilmente comune nella nostra vallata, la selce. Questo materiale si riconosce subito per il suo aspetto, dai bordi taglienti, con caratteristiche simili al vetro anche se opaca, poi è noto come una delle risorse naturali maggiormente utilizzate dall’uomo preistorico (nel continente europeo).
Cos’è?
La selce è un ossido criptocristallino del silicio con microfossili, già qui abbiamo iniziato con i termini complicati che ora cerchiamo di spiegare, la composizione della selce è SiO2, quindi un atomo di silicio con due atomi di ossigeno, quindi un ossido.
Con criptocristallino invece si intende una roccia composta di tanti minuscoli cristalli di quarzo, talmente piccoli che non si riescono a distinguere nel microscopio, questi piccoli cristalli sono calcificati tra loro da del calcedonio e da silice amorfo.
Come si forma?
Possiamo definire due genesi, una biogenica e una detritica. l’origine biogenica è la principale, come avviene? Nel mare, come ben sappiamo, vi sono gli organismi planctonici con guscio siliceo, questi sono i radiolari, diatomee e silicoflagellati.
Quando questi organismi muoiono i loro resti si depositano nel fondale marino, formando un fango siliceo nel fondo marino, oltre a queste creature contribuiscono anche le spugne a spicole silicee (vuoi saperne di più sulle spugne? vai nell’articolo relativo cliccando qui). A seconda se vi sono solo radiolariti o diatomee, possiamo avere radiolarite o la diatomite (farina fossile). La seconda natura è detritica, che grazie ai processi di erosione che avviene in ambiente continentale sia dal vento che dall’acqua.
In concomitanza con il processo di litificazione, avviene un processo di compattazione e ricristallizzazione della silice, ciò dipende dalla quantità di silicio presente (Arzarello, Fontana & Peresani 2011). Con questo processo si ottiene la formazione di estese lenti, le più comuni, che costituiscono degli strati anche di grosse dimensioni. La selce può anche costituire dei noduli, ciò è dovuto alla migrazione e sostituzione del CaCO3/SiO4 al interno materiale in via di litificazione. Per concludere, facciamo una lista della spesa con i vari minerali presenti nella selce, i principali sono: Calcedonio, quarzo e opale; i minerali accessori: Calcite, ematite e gesso.
La proprietà principale
La selce, come altri materiali come l’opale, il biancone, il basalto, l’ossidiana etc, è stata una delle prime risorse usate dall’uomo, modificandole la sua forma. Quale principio è stato ingenuamente scoperto? si tratta della sua particolare frattura, la frattura concoide. Si basa sulla mancanza di un piano di sfaldatura della roccia, questa caratteristica è osservabile in tutte le rocce a struttura e composizione eterogenea, nella silice la sfaldatura è completamente assente. Cosa significa? che si frattura lungo superfici irregolari, e la concoide è una frattura lungo una superficie curva (Angelucci 2016), da queste fratture si possono sapere come si sono originate e quanta energia ha ricevuto (urto roccia-roccia, urto roccia-osso o urto roccia-legno). Sfruttando questa sua proprietà l’uomo ha potuto realizzare strumenti per sopravvivere o armi fino al 1800.
Dove e che tipo di selce si può trovare?
La selce si distingue grazie al tipo di formazione geologica in cui si trova inglobata, questo non varia solo il colore ma anche delle proprietà meccaniche. Nella nostra zona è diffusissima, la più famosa è quella del Monte Avena, si tratta di selce della scaglia rossa, una selce molto ben lavorabile e di colore rosso, occasionalmente presenta dei fossili di nummuliti. Non solo nel Monte Avena si può trovare, ma anche nei pressi di Sovramonte, Lamon(da Ponte Otra, passando per Pezzé e poi S. Donato), Cima Lan, Zermen, Rasai e Seren del Grappa, si può trovare sia stratificate che nodulare.
Una formazione che ha una grande varietà è quella del biancone, i colori possono variare dal grigio, al grigio scuro bluastro, nero, nero con inclusioni di solfuri di ferro (molto dura) e una volta ottenuta la scheggia rilascia un forte odore di zolfo, grigio chiaro a macchie bianche; questa selce è generalmente ben formata e compatta, si può lavorare molto facilmente; queste qualità sono diffusissime, si trovano in tutto il vallone bellunese, le qualità migliori si possono trovare nel lamonese e nelle Vette Feltrine, sono di color grigio marroncino con macchie bianche, si può trovare stratificata o nodulare.
Un’altra formazione in cui possiamo trovare la selce è nel Rosso Ammonitico, questa varietà si presenta di colore rosso, è nodulare, ed è difficile da scheggiare in quanto tende a produrre molte schegge su più piani, spesso si può trovare in murature. La selce del Rosso Ammonitico si può trovare nelle Vette Feltrine, Monte Coppolo, in Val Senaiga tra S. Donato e Roa, Fonzaso fino al Ponte Serra. (Se vuoi un approfondimento sulle rocce citate ma non trattate, clicca qui).
Selce… con macrofossili
La selce può occasionalmente custodire al suo interno dei macrofossili, non sono comunissimi, e spesso sono i nummuliti (che prima definivo “macchie bianche”). Si possono trovare delle ammoniti, delle spicole delle spugne. Estremamente rari sono i ricci di mare o ancora più rari dei denti di squalo.
Bibliografia:
Angelucci D. E., Anno accademico 2015/2016, Appunti di metodologia della ricerca archeologica II, Trento
Arzanello M., Fontana F. e Peresani M. 2011, Manuale di tecnologia litica preistorica – Concetti, metodi e tecniche, Carocci Editore, Roma
Gialanella S., 2016, Appunti di: archeometria, Trento
Price M. e Walsh K. 2005, Rocce e minerali, Dorling Kindersley Limited, Londra, 2005, ed. italiana RCS Libri, Milano.
AUTHOR:
MATTIA CURTO: Studente di Beni Culturali, indirizzo archeologico presso l’Università degli studi di Trento, socio del Fondaco per Feltre e cofondatore del gruppo Sass Ruis. Grande appassionato di archeologia e paleontologia.