TRACCE DI ANTICHI FIUMI NELLE ROCCE MIOCENICHE BELLUNESI

Ciao a tutti!! 🙂 Eccoci qua con un po’ di ritardo, oggi vogliamo parlare di come era “organizzato” il sistema fluviale nella nostra zona durante il primo Miocene ( circa 23 Ma fa). Se ricordate, in un post precedente avevamo detto che nella zona di Belluno sfociava un fiume proveniente dalle zone interne, dove le Alpi stavano pian piano formandosi ( se siete inetressati, potete leggerlo qui). Ma come è stato possibile affermare ciò? Beh, osservando le strutture sedimentarie delle rocce appartenenti a quel preciso periodo di tempo. Dovete sapere infatti, che in quelle rocce, (come tra l’altro anche nei sistemi deltizi attuali), si sono conservate tracce e geometrie proprie delle dinamiche di foce; correnti, moti ondosi ,materiali più fini o più grossi assumono una loro importanza a seconda che ci si sposti verso il mare aperto o verso l’interno del delta.

Come è fatto un fiume

Prendiamo ora come riferimento, un sistema deltizio attuale, grazie al quale potremmo capire l’organizzazione e le geometrie di quelle rocce Bellunesi.
Noi parleremo solamente delle caratteristiche principali di un delta, altrimenti per spiegarlo in maniera un po’ più approfondita ci servirebbe quasi tutto lo spazio di facebook 🙂

Delta_map
immagine tratta da Wikipedia

Grossomodo, di un delta fluviale, procedendo dalla terra ferma verso il mare, si possono distinguere cinque zone dominate da regimi di corrente e sedimentari propri: la piana alluvionale, la piana deltizia, la fronte deltizia, il prodelta e la piattaforma:

1.La piana alluvionale è la zona più interna, quella nella terraferma, è una zona dove la sedimentazione è dominata interamente dalle correnti fluviali. Solitamente in questa zona, data l’elevata energia della corrente, si depositano ciottoli e ghiaie mediamente grosse che se litificate danno origine ai conglomerati.

2.La piana deltizia è tutta quella parte emersa del delta, dove si possono osservare i canali di marea, in questa zona i materiali depositati sono prevalentemente sabbie, che se litificate danno origine alle arenarie.

3.La fronte deltizia è quella zona che fa da ” capolinea” alla parte emersa del delta, infatti questa parte si trova in condizioni sia aeree che subaeree, strutture tipiche di questa zona sono le barre di foce, accumuli di sedimenti dovuti alla brusca diminuzione di energia delle correnti fluviali. Per noi questa zona assume particolare importanza, perchè le barre di foce presentano strutture sedimentarie come la stratificazione incrociata ( lamine che si incrociano tra loro grazie all’interazione di onde marine con correnti fluviali) perfettamente visibili nell’Arenaria di Libano del bellunese.

4.Il prodelta è una zona interamente subaquea ed è caratterizzata da sedimenti fini come il silt dal quale avranno origini le siltiti ( pensiamo alla Siltite di Casoni).

5.Infine abbiamo la piattaforma, la zona più distante dal delta e completamente marina, l’energia in questa zona è molto bassa ed è per questo che si possono depositare sedimenti finissimi come le argille e le marne ( la nostra marna di Bolago ne è un esempio).

Clinostratificazioni e progradazione

Nelle rocce Bellunesi che costituivano le antiche barre di foce e le zone di prodelta, sono stare osservate delle macrostrutture sedimentarie chiamate clinostratificazioni.

Delta_sezione_longitudinale
immagine tratta da Wikipedia

Le clinostratificazioni non sono altro che una serie di strati molto spessi che invece di avere una giacitura orizzontale, ne hanno una obliqua e si susseguono in maniera progressiva dalla piana deltizia fino al prodelta assumendo nella piattaforma inclinazioni orizzontali. Questa successione di strati obliqui che procede in modo orizzontale dalla terraferma verso il mare prende il nome di progradazione. Un bel esempio di progradazione deltizia lo si può osservare nella parete rocciosa a Mas di Sedico dopo il piccolo ponte.
Alla prossima.

Bibliografia:

M. PANIZZA, Geomorfologia, terza edizone, Bologna, Pitagora Editrice S.r.l., 2007

C. CASON, P. GRANDESSO, F. MASSARI, C. STEFANI, Depositi deltizi nella molassa cattiano-burdigaliana del Bellunese, in ” Memorie di Scienze Geologiche”, vol. 34, 1981, pp 325-354

AUTHOR:

Vittore PerenzinVITTORE PERENZIN: Studente di geologia, appassionato di fossili e minerali.

 

Pubblicato da Vittore Perenzin

Geologo e appassionato di fossili e minerali.