VULCANI NEL FELTRINO (PARTE PRIMA)

Ciao a tutti!! Ecco finalmente un nuovo articolo dopo tanto tempo, vi sarete domandati come mai in questo ultimo periodo non abbiamo pubblicato niente… beh, principalmente perché eravamo impegnati in attività, quali uscite con il C.A.I e il T.A.M (Tutela Ambiente Montano), ma ora siamo di nuovo qui, pronti ad addentrarci in nuove avventure! Quello di cui parleremo oggi, è qualcosa di molto particolare, penso infatti che nessuno si aspetterebbe una tematica simile, perché tireremo in ballo un argomento che prima vista, sembra del tutto estraneo dal contesto Feltrino: Attività vulcaniche nei dintorni di Facen!! Si, avete capito bene, ma se avete strabuzzato gli occhi leggendo quello di cui sopra ( giustamente) forse è meglio raccontare tutto fin dall’inizio.

Una scoperta inaspettata

Un giorno, mentre ero seduto davanti al computer, intento ad osservare la carta geologica di Feltre sul sito dell’ISPRA, con sommo stupore ho visto che vicino a Pedavena, più precisamente sotto Facen, era segnato un affioramento di basalto… basalto?! una roccia vulcanica qui a Feltre?! Sempre più incredulo ho guardato più e più volte la legenda della cartina, la quale, diceva proprio che in quel posto affiorava un filone di quella roccia, tanto estranea per la geologia della zona. La cosa mi era sembrata molto interessante, perché voleva dire che milioni di anni fa, per un certo periodo, qui da noi c’è stata attività vulcanica, incredibile ma vero! Inoltre, l’età del filone in questione è relativamente giovane perché in carta è segnata come Oligocenica ( 30 milioni di anni fa circa, vedi qui ), quindi si parla di un evento abbastanza recente ( le rocce che circondano il basalto sono Eoceniche, dunque più vecchie e hanno 50-40 milioni di anni). Dopo aver visto questa singolarità sulla carta, ho chiamato l’amico e membro del nostro gruppo, Massimo Marcer, per sentire se ne sapeva qualcosa di più e mi aveva detto: “Eh guarda, una volta sono stato in quella zona a rilevare, ma non lo ho visto, dovrebbe trovarsi nella gola di un ruscello dentro il bosco, di più non so dirti, poi, so che Dal Piaz ne aveva brevemente parlato in una sua memoria e viene citato anche nel libretto della carta geologica di Feltre”. Così, dopo aver letto qualche dritta sui documenti sopra citati ( gentilmente inviati da Massimo), mi sono deciso ad andare a cercare il famoso filone, c’è da dire però, che la carta geologica disponibile sul sito, specifica solamente la zona dove il basalto potrebbe affiorare ma non il punto preciso dove si trova, anche nello studio di Dal Piaz e nel libretto illustrativo si parla solamente di “dintorni di Pedavena o Facen”. Armatomi di scarponi, martello e buona volontà, un pomeriggio mi sono diretto verso Facen e più per “istinto” che per altro ho deciso di ispezionare la vallecola, dove scorre il ruscello che passa sotto il ponte della curva secca che porta verso il paese. IMG_1589Con calma, mi sono addentrato nella boscaglia ed ecco che si è presentata già la prima difficoltà, i versanti della vallecola sono ripidi e pieni di alberi e arbusti e di certo il basalto non si trovava su dove ero io, occorreva scendere il versante e raggiungere il ruscello, dove si potevano notare le bianche stratificazioni delle calcareniti eoceniche. Appendendomi ai rami e talvolta scivolando, sono comunque giunto in basso, a quel punto ho iniziato a guardarmi intorno percorrendo in direzione nord il corso d’acqua, “mah, dove saranno ‘sti basalti?” continuavo a chiedermi mentre cercavo tracce di rocce scure tra i bianchi strati eocenici. Tutto ad un tratto, sotto una coltre di soffice muschio, ho intravisto una fascia di rocce grigie e granulose… “ci siamo!” ho esclamato, quello doveva essere il filone, anche perché si parlava di basalti alterati di aspetto granuloso e che potevano quindi essere scambiati per una arenaria a grana medio-grossa, senza ulteriori indugi, con il martello ne ho staccato un pezzo e me lo sono portato con me. Quando sono arrivato a casa, ho comunicato con molta fretta la scoperta a Massimo dicendo che avevo trovato il basalto, ma poco dopo, con grande delusione, mi sono scontrato con la realtà dei fatti… quella presunta roccia vulcanica non sembrava un’arenaria ma era un’arenaria, dunque una roccia sedimentaria. Infatti, a una più attenta analisi del pezzo, si potevano notare dei minuscoli fossili di discocicline, ovvero dei gusci di organismi unicellulari che popolavano le acque eoceniche ( tipo quelli del Crot dei schei, vedi qui ).IMG_1511  Da quel pomeriggio sono passati giorni, giorni nei quali di tanto in tanto mi confrontavo con Massimo sul perchè della presenza dei basalti da noi e sulla loro precisa ubicazione, sperando di poter ricavare sempre più informazioni al fine di scovarli. Mi diceva:” Guarda, prova ad andare più in su, tra Facen e località Palazzina” ma a me sembrava che andando li, dove affiora la Scaglia Rossa, si uscisse dalla “zona basaltica” indicata dalla cartina, forse invece che seguire il ruscello verso nord, bisognava procedere verso sud? Le cose si facevano sempre più complicate, sono ritornato poi nel luogo, ma le uniche rocce vulcaniche che vedevo erano dei grossi massi di porfido sicuramente portati li dal ghiacciaio del Cismon in epoca glaciale. Ormai volevo andare fino in fondo e dovevo assolutamente trovare quel maledetto filone, ad ogni costo, non volevo mollare l’osso e se era necessario avrei percorso tutto il ruscello da nord a sud. Quindi, un altro pomeriggio ho deciso di andare verso nord, verso Palazzina, dunque mi sono inoltrato nella solita boscaglia, ma questa volta con l’obbiettivo di andare ben oltre il punto del primo giorno. Dopo aver superato un ripido versante fuori sentiero, sono ridisceso verso una zona pianeggiante ai fianchi del ruscello, da li mi sono diretto in su, dove la vallecola diventava man mano più stretta e con i versanti più ripidi ( quindi di più difficile percorrenza) fino ad arrivare agli affioramenti di Scaglia Rossa. Vista l’impossibilità di proseguire, sono tornato indietro poi per il fianco destro del corso d’acqua fino a rincontrare le rocce bianche eocenice, ed è quasi per caso che mettendo i piedi sopra un rigagnolo ho notato tanti piccoli ciottoli neri, raccogliendone uno ho visto che aveva sulla sua superficie delle piccole bolle di degassamento, un indizio fondamentale per confermare l’origine vulcanica di una roccia. Era proprio la sotto che è nascosta la roccia vulcanica che cercavo, mimetizzata dai detriti e dalla copertura erbosa…dopo tanta fatica esclamai:“eureka!!”.IMG_1588

Cos’è il basalto e perchè lo troviamo qui

Ok, bella storia direte voi, ma in definitiva vi sarete chiesti che importanza abbia questo ritrovamento, cosa stia a significare, prima di arrivare al dunque però è meglio approfondire un po’ che tipo di roccia sia il basalto. Il basalto è una roccia magmatica effusiva, cioè che si è formata al di fuori della costa terrestre in condizioni subaeree o in prossimità, a differenza delle rocce magmatiche intrusive, generatesi invece all’interno della crosta terrestre. Entrambe questi tipi di rocce però, si formano per raffreddamento del magma, che è un fuso naturale prevalentemente silicatico in cui è presente anche una fase fluida ( acqua e altri volatili) tenuta in soluzione dalla pressione. Il magma contiene anche cristalli e/o aggregati di cristalli che possono essere o il residuo di processi di fusione o il prodotto di una cristallizzazione in corso; esso si è originato a sua volta per fusione di altre rocce nelle profondità della Terra ad adeguate condizioni di temperatura e pressione.  Si possono distinguere rocce intrusive ed effusive, grazie al fatto che il magma in diverse condizioni ambientali, si raffredda in modo diverso. Quelle intrusive si formano, come abbiamo detto, in profondità e a causa dell’isolamento delle rocce circostanti, il raffreddamento è lento e quindi i cristalli possono crescere in tutta tranquillità ( pensate al granito, dove si vedono distintamente i cristalli), mentre le effusive si formano per rapido raffreddamento in superficie, dunque i cristalli non fanno in tempo a formarsi e avremo rocce con struttura ipocristallina ( meno del 60% di vetro) o vetrosa (più del 60% di vetro, l’ossidiana). Possiamo avere poi la struttura porfirica ( il porfido), dove abbiamo i cosi detti fenocristalli  grandi e riconoscibili, immersi in una matrice di fondo composta da un aggregato informe; per quanto riguarda il nostro basalto la struttura osservabile è detta afanitica, poiché non contiene proprio cristalli riconoscibili. Le rocce magmatiche però, oltre che ad essere differenti per struttura dei loro minerali, lo sono anche chimicamente, infatti ( in parole povere eh!) i magmi di partenza possono essere più o meno ricchi di determinati componenti. Ora, facendo a meno di addentrarci in complessi processi di differenziazione magmatica, vi basti sapere che sia le intrusive che le effusive possono avere una diversa percentuale di silicio al loro interno, se questa percentuale è superiore ad una certa soglia, saremo in presenza di rocce acide ( ipotizzando che il silicio formi un acido debole), mentre se è invece inferiore a quella percentuale  le rocce si dicono basiche.classificazione rocce effusive Per la cronaca, vi dico che esistono anche le rocce intermedie e ultrabasiche e approfondendo ulteriormente si può fare un’ulteriore divisione: SiAliche e FeMiche. Le sialiche ( corrispondenti alle acide) oltre che la certa percentuale di silicio (Si) vista prima, contengono anche alluminio (Al), mentre le femiche ( corrispondenti alle basiche) contengono più minerali con ferro (Fe) e altri metalli. Minerali tipici delle rocce acide sono i feldspati potassici, il quarzo, i plagioclasi e la muscovite, quelli delle basiche invece sono il gruppo degli anfiboli, dei pirosseni, le olivine e la biotite. Come regola generale, le rocce sialiche hanno colorazioni chiare, mentre le femiche colori scuri, tornando al  basalto, dunque, possiamo  dire che è una roccia effusiva basica ( o femica) e nel nostro caso filoniana, in quanto si è intrusa all’interno di una “frattura” di rocce preesistenti. Spiegato che cosa sia un basalto vediamo ora il perché della sua presenza. Questo filone sarebbe da correlare all’attività vulcanica Terziaria ( era Cenozoica) del Veneto, iniziata nel Paleocene superiore e conclusasi nel Miocene, in particolare avrebbero affinità con le manifestazioni eruttive dei Berici, dei Lessini e dei colli Euganei ( in questo caso le ultime di eta Oligocenica). Il vulcanismo veneto, avvenne in concomitanza con le fasi compressive dell’orogenesi Alpina (vedi qui ), quindi sarebbe intimamente legato ad essa, inoltre i magmi basaltici  sono tipici di zone circoscritte interessate da rift (parti dove la crosta terrestre, grazie a movimenti distensivi si assottiglia fino a rompersi  permettendo la fuoriuscita di magmi dalle zone sottostanti), sempre collocate però, all’interno di un più vasto contesto compressivo. Concludo dicendo che l’affioramento di Facen è ancora semisconosciuto, ma se avete un po’ di tempo, tra alcuni giorni avrete una sorpresa… continuate a seguirci!!IMG_1592

 

Bibliografia:

G. DAL PIAZ, Studi geotettonici sulle Alpi Orientali. Regione fra il Brenta e i dintorni del lago di Santa Croce. Mem. Ist. Geol. R. Univ. Padova, 1912

GP. BRAGA, G.O. GATTO, P. GATTO, A. GREGNANIN, F. MASSARI, F. MEDIZZA, M. NARDIN, G. PENNA, D. ROSSI, M. SACERDOTI, E. SEMENZA, E. SOMAVILLA, G. ZIRPOLI, T. ZULIAN, Note illustrative della carta geologica d’Italia, foglio 22, Feltre, Roma, Nuova Tecnica Grafica, 1971

 

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Vittore PerenzinVITTORE PERENZIN: Geologo, appassionato di fossili e minerali.

 

 

Pubblicato da Vittore Perenzin

Geologo e appassionato di fossili e minerali.

4 Risposte a “VULCANI NEL FELTRINO (PARTE PRIMA)”

  1. Grazie Vittore per il bellissimo articolo col quale hai saputo suscitare grande interesse per il ritrovamento e … rinfrescato le vecchie nozioni di mineralogia.

  2. Molto interessante! E’ possibile che l’intrusione del magma, diventato basalto col raffreddamento, sia avvenuta nella faglia che da S. Lucia salirebbe sopra Mugnai per andare poi verso il M. Pafagai (la parte orientale della “linea di Tezze” denominata da alcuni “faglia di Facen”)? Potrebbe essere capitato in occasione di un sisma violento. In caso affermativo, il filone di basalto indicherebbe chiaramente la faglia.

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